1967 - Quando il 28 giugno era festa del mare

 

      

        A Portovenere la festa di San Pietro, che ora si celebra in sordina, era molto sentita quando il paese si considerava in prevalenza luogo peschereccio ed il suo porto naturale la più importante stazione di pesca del golfo.
        Nella stagione estiva — della quale San Pietro apriva le porte — affluivano infatti in gran numero nella baia quelle grosse barche pontate, a vela latina, provenienti dalla riviere per la pesca delle acciughe e sardine, che venivano indicate col nome generico di «rivani » anche se non provenivano proprio tutte da Riva Trigoso. Vi è chi dice che il « rivano » o « leudo » (loido in portovenerese), con vela latina su albero inclinato verso proravia e fiocco, derivasse dal « catalano » venuto dalla Catalogna, una barca da una trentina di tonnellate simile al rivano, ma con albero senza sartiame e senza fiocco.
        Di « leudi » ve n’erano di grandi e piccoli (questi ultimi in prevalenza delle Cinque Terre) e talvolta li chiamavano « manaite » dal nome delle reti (specie di tramogli) che portavano a bordo per il genere di pesca praticato e ora caduto in disuso.
        La presenza di tante navicelle a Portovenere (che disponeva anche di paranze e di qualche loido o loidetto locali) in un’epoca in cui pescherecci, motoscafi ed automobili erano cose sconosciute, dava alle poche banchine ed ai molti scogli del paese, alle insenature dell’Olivo e della Palmaria ed al paese stesso — limitato al vecchio borgo medioevale, con rari sconfinamenti — un aspetto di insolita attività e, direi quasi, gaiezza in quanto vi si udivano, in toni piuttosto alti tutti i dialetti caratteristici delle due riviere.
        Non vi erano allora le reti di nylon e bisognava quindi tingere frequentemente quelle di canapa, o diPescatori alla riparazione delle reti sulla playa, sullo sfondo le prime case-torri della Calata e l’ingresso alla Darsena Manila, ecc. allora impiegate nelle « manaite », mediante una tintura speciale ricavata dalla corteccia di pino, fatta bollire in grossi paioli (le pèe in dialetto). Di queste, disposte in grossi fornelli in muratura, ne esisteva a Portovenere un discreto numero, sistemate da epoca memorabile lungo le mura genovesi della «darsena» nell’area oggi occupata dal bar Lamia. Spettacolo sempre interessante, specie per la ragazzaglia della spiaggia, quello della tentura delle reti all’aperto, fra il vociare caratteristico dei capibarca, davanti ai grandi fuochi alimentati dalle floride pinete dell’isola.
        In questo ambiente, la festa di San Pietro aveva allora carattere spiccatamente d’acqua salsa: regate a remi dei gussi (termine linguistico italianizzato in « gozzi ») e delle imbarcazioni a remi della regia marina, albero della cuccagna in mare e via dicendo. Le manifestazioni erano organizzate da un comitato, nel quale aveva parte direttiva la vecchia « Società di Mutuo Soccorso » che disponeva anche di una sua propria banda musicale...
        Dì tutto ciò si è perduta ormai la traccia (tempora mutantur... e noi mutiamo con essi) restandone il ricordo nostalgico nei pochi vecchi che - forse sgomenti - guardano all’incalzare delle folle motorizzate, alla marea sempre crescente di macchine che invade e si disputa il poco spazio sul quale dominavano incontrastati i pescatori di mezzo secolo fa!
        Ma a perpetuare la devozione e l’attaccamento a San Pietro resta a Portovenere, nei portoveneresi e nel golfo, ed in quanti vi giungono dalle vie del mondo, l’ammirazione per la bellezza pittorica, inconfondibile, del gruppo monumentale, plurisecolare, vero miracolo di resistenza, che si erge tuttora sulla prua in roccia marmorea della storica penisoletta. Pressoché ricostituito nella sua originalità di tempio gotico del 1256-77, senza disgiungerlo dalla chiesa paleocristiana anteriore al secolo VI, dai benemeriti promotori ed artefici cui ne va il merito (periodo 1929-1934), il prezioso monumento non è esente, a motivo della sua ardita posizione sulla soglia dell’incostante golfo ligure, dai pericoli di franamento sui quali richiamammo l’attenzione su queste stesse colonne nell’agosto del 1965.
        Riteniamo che vari competenti, e la stessa soprintendenza ai monumenti della Liguria, siano immedesimati dei suddetti pericoli e della necessità di porvi rimedio con opportuni rinforzi sul lato più minacciato.
        Intanto, il benemerito arciprete don Beretta - cui si deve anche l’iniziativa di aver disposto durevoli tabelle indicative per l’accesso dei visitatori alle storiche chiese del vecchissimo borgo – ha organizzato, in accordo col laicato diocesano locale, la serie di manifestazioni, delle quali è fatto cenno a parte, in onore di San Pietro.

 
     
     

  

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