1949 - La Madonna dipinta dagli angeli

 

      

       Eravamo piccoli monelli, bruni di sole e rosi di salino, gli unici allora, con pochi grandi, a fare i pinguini sulle rocce pittoresche della grotta di Byron (vulgo Arpaia), oggi altrimenti popolata dalle gaie colonie di bagnanti, ed all’approssimarsi della festa della Madonna Bianca un bravo curatino asceta ed ossuto, per vocazione educatore di giovani - poi falciato inesorabilmente, in piena indigenza, dalla febbre spagnola - si affrettava a spiegarci il miracolo della stinta immagine venuta dall’Oriente nel cavo del sempre visibile tronco del Libano, e poi colorata da mano invisibile, sotto gli occhi attoniti del beato Lucciardo che l’aveva presentata e pregata ardentemente durante il flagello della peste. Ce lo spiegava, con le considerazioni del caso, un po’ a modo suo; ma, con gli anni della vita errabonda (com’era una volta nelle consuetudini dei portoveneresi già ricercatissimi « marinai da vele quadre » o laboriosi coloni d’oltre Oceano) della lezione del «prevetto», come lo chiamavano in paese per antonomasia, ben poco era rimasto in noi.
       Ventura grande, quindi, quella di aver potuto assistere a quelle celebrazioni, cosi degnamente preparate, dell’11.o Cinquantenario della Taumaturga Immagine, e rivivere, attraverso l’ispirata parola del Metropolita di Genova, S.E. Mons. Giuseppe Siri, il suggestivo mistero maturatosi il 17 agosto del lontano 1399, apprendendone sfumature e significati, ancora di piena attualità, che solo pochi eletti, del numeroso uditorio convenuto in San Lorenzo dovevano aver approfonditi.
       Buona parte di quei fedeli, reduci dalla poetica processione all’alba, che si compie regolarmente ogni anno sulle vie alte del borgo, a ripetizione del solenne accompagnamento dell’immagine in chiesa dopo il miracolo di 550 anni or sono, avevano accolto l’Arcivescovo presso la porta medioevale del paese che si fregia tuttora dell’ambita insegna su cui è scolpita a funzione secolare di Porto Venere: « Colonia Januensis 1113 ». Davanti a questa piccola Porta Soprana, aprentesi fra mura turrite perfettamente conservate, per dar adito al caratteristico « carroggio » genovese, e nel seguito della visita pei  « carroggi » alti, fino alla chiesetta romanica di San Pietro, gioiello incomparabile incastonato fra le rocce, si ha quasi l’impressione che il tempo si sia fermato ad altra epoca, e tale dev’essersi destata nell’animo di Monsignor Siri che vi accedeva per la prima volta, accompagnato dai Vescovi di Chiavari e della Spezia e da una folla devota e plaudente.
       L’indimenticabile giornata si è chiusa con la grande processione al tramonto.
       Mai Porto Venere si era vista onorata dall’intervento a tale cerimonia dei tre maggiori Vescovi della Liguria. L’ambiente, squisitamente d’acqua salsa, attraverso il quale si svolgeva la processione, lo sfondo delle case arrembate a reciproca difesa e degli spalti ligustici incendiati dalle luminarie, i canti dei fedeli salmodianti al ritmo di una banda popolare, davano all’insieme il carattere delle grandi cerimonie di ringraziamento di epoche lontane svolte in onore dei Re e dei Papi che furono di passaggio ed ospiti, anche per lungo tempo, in questo baluardo marittimo; o di ammiragli vittoriosi che avevano sbaragliato infedeli o competitori al fatidico grido « Viva San Zorzo ». E Porto Venere ha avuto anch’essa i suoi ammiragli vittoriosi e non si contano i suoi trionfi sul mare! Per tutti basta ricordare Beppino Graffigna detto « il Cardinalino » più volte citato dagli storici della Repubblica, che dorme i suoi sonni eterni sotto le ogive di San Lorenzo, dove una breve epigrafe lo ricorda; e la grande vittoria dei portoveneresi contro la temibile coalizione navale promossa da Federico II « che salvò Genova » dall’annientamento, proprio nel corso del 1242 in cui il venturoso tronco, con le reliquie sfuggito agli iconoclasti, veniva a straccare sulle sue spiagge: lo attesta una lapide murata all’entrata del borgo dal podestà del tempo Pietro di Negro.
       Non era previsto un panegirico al termine della grande processione, ma l’Arcivescovo, visibilmente commosso, ha sentito ugualmente il bisogno di rivolgere brevi, ma incisive parole di saluto alla popolazione convenuta, già a notte fatta, sotto le nere arcate di San Lorenzo, sfavillante di luci. Parole semplici, quasi marinaresche, com’è nello stile del Presule: per certo i fedeli portoveneresi che le hanno ascoltate, pur di loro natura poco espansivi, ma giustamente comprensivi, le conserveranno a lungo nel cuore.
       Con ciò si è chiusa degnamente la celebrazione religiosa, per dar adito alle festività civili, delle quali hanno parlato ampiamente le cronache.
       Intimamente connesse, le une e le altre, ad un unico fine, quello di onorare la Grande Protettrice del luogo, esse hanno  risposto assai bene al desiderio plausibile di valorizzare Porto Venere anche dal punto di vista turistico, e dal complesso delle manifestazioni molte deduzioni si potrebbero trarre, prima quella che non è punto da augurarsi che sia fatta di questo gioiello arcaico del Mar Ligure una stazione alla moda, come tante altre; e, per contro, ogni sforzo sia diretto a conservare intatto quanto possibile, il suo carattere di vestigia genuina di un mondo scomparso – che pur aveva i suoi pregi - e di meta desiderata di quanti posseggono ancora il gusto del paesaggio marino, semplice, fresco, genuino, aperto sulla maestà dell’infinito.
       Così rimanga Porto Venere: restaurata, ripulita e ricostruita  anche nella parte alta con intelligenza e buon gusto; nel suo pretto carattere genovese; perché là dove sono torri e castelli e mura smerlate in riva al mare, là è ancora Genova, col ricordo delle sue virtù marinare, della potenza dei suoi traffici.
       Ne saranno avvantaggiati i turisti e ancor più gli abitanti che vivono pigiati nella gran nave di pietra battente la gloriosa bandiera di San Giorgio.

 
     
     

  

× torna a INDICE ARTICOLI
 
 
 
 

 
 
Home  ◊  I libri  ◊  I libri inediti  ◊  Gli articoli   ◊  Gli interventi   ◊  Gino Montefinale  ◊   Biografia  ◊   Contattaci