1962 - Salviamo i nostri tesori

 

      

         Anche per Porto Venere, come per gli altri luoghi del Golfo e delle riviere, è squillato ripetutamente l’allarme degli amici del paesaggio, a causa delle nuove costruzioni, le quali, anziché inserirvisi e seguirne il carattere, lo deturpano, avviandolo inesorabilmente verso il monotono ed il convenzionale. In particolare, e nell’attesa che sia reso pubblico il sospirato « piano regolatore », desta perplessità la sistemazione della già incantevole « cala dell’Olivo », che aveva tutte le caratteristiche per divenire una seconda Paraggi. Troppi casoni, si lamenta, in località più adatta alle piccole costruzioni ed alla continuazione delle ombreggianti pinete, formanti la caratteristica delle precedenti ville ottocentesche. Inizio poco felice, per ora.
       Ma lasciamo il paesaggio, e parliamo un po’ delle antichità, l’altro fattore di attrazione per quanti vengono a Porto Venere per cercarvi qualcosa di diverso dalle sconcertanti, chiassose evasioni diurne e notturne di una società decadente.
       Fra i paesi rivieraschi e del Tirreno in genere, Porto Venere ha la prerogativa di possedere una « zona monumentale » che comprende l’intero borgo, quello originale genovese del 1113 ancora perfettamente delimitato dalla superba, massa pentagonale del castello superiore, le mura e le torri ottimamente conservate, il fronte a mare delle alte « case-fortezza » e la grande barriera delle impervie scogliere foranee. Se ciò è un pregio, bisogna anche riconoscere che costituisce una notevole difficoltà per chi ha il compito di mantenere per quanto possibile intatta e presentabile una zona monumentale, non fine a se stessa, come tante altre, ma funzionale, in quanto in essa vive, si agita ed ha interessi un’intera popolazione. Il che, in un certo senso attenua, ma non giustifica del tutto, le tante deformazioni e sofisticazioni operate in un passato non remoto ai lineamenti originali del paese; che vanno dai tetti rossi alle tante lanterne, terrazzi e terrazzini ed avancorpi, specie sul lungomare, alle aggiunte fuori stile nel piazzale di San Pietro (lato a mare), alla manomissione di antichi portali e smerlature e via dicendo.
       Sembra che ora il vento sia mutato e che si cerchi di salvare il salvabile, ciò che, del resto, è nell’interesse stesso della popolazione che fonda tre quarti delle sue risorse sul turismo e sull’attrattiva pittorica ed archeologica del borgo quasi millenario.
       Ce ne danno affidamento, oltre all’atteggiamento dell’amministrazione comunale, il maggior interesse che desta l’antica Portus Veneris presso la sovrintendenza ai monumenti della Liguria ed in particolare l’amore che nutre per le sue antichità il funzionario addetto, architetto Edoardo Mazzino, al quale, nonché al sindaco Francesco Bronzi, ci permettiamo segnalare « per memoria » alcune delle principali necessità dell’archeologia portovenerese.
       Primo il castello. Sono bastati la sommaria ripulitura e le ricostruzioni in corso per attirare verso l’insigne monumento una massa che si calcola già in migliaia di visitatori. Completata la cosiddetta « casa del castellano » che metterà a disposizione un buon locale per manifestazioni estive, sarebbe desiderabile dare un migliore assetto anche alla grande sala « ipostile » cinquecentesca, vera rarità della regione, e mettere in programma qualche scavo, al fine di portare alla luce altri locali, terrapienati in conseguenza dei mutamenti susseguitisi nell’arte delle fortificazioni.
       Additiamo poi al comune il miglioramento dell’accesso e degli approcci d’intorno, tuttora malagevoli, nonché l’opportunità di valorizzare l’antica fortezza sottostante di Sant’Ambrogio (l’Ambreuggio in dialetto), togliendone l’ormai superato lavatoio. Questa località costituisce, insieme all’antico camminamento che vi fa capo, un belvedere insuperabile, aperto sull’immensità del Golfo Ligure, come la romantica « Via dell’Amore » delle Cinque Terre.
       E già che siamo in argomento, vorremmo anche richiamare l’attenzione sullo stato d’abbandono (ormai secolare) dei « carruggetti » e scalinate varie (le caratteristiche crose dei genovesi) comprese nella parte alta del borgo, distrutta dal famoso incendio del 1340.
       A nostro avviso, le macerie che ne rimangono (ridotte a perimetri di orti... non più coltivati e maleodoranti) non hanno alcuna importanza archeologica ed agli effetti paesaggistici basterebbe conservarne una piccola fascia intorno ai castello. Tutto il resto, andrebbe saggiamente ed artisticamente ricostruito, sulle esistenti e ben salde fondamenta basate sulla roccia, rispettando quanto rimane di stipiti ed antichi portali e, s’intende, sotto la severa sorveglianza delle Belle Arti.
       Oggi la zona monumentale di Porto Venere, quella abitata, soffre di una grave crisi degli alloggi. I «foresti» comprano le vecchie case millenarie e le trasformano per l’uso estivo ed i « nativi » sono costretti ad emigrare in città... Cambia l’economia paesana; ma ne cambia anche il carattere tradizionale: la Porto Venere marinara e peschereccia, il borgo rustico e tranquillo, caro ai pittori ed ai poeti, di cinquanta o sessant’anni fa, non è più che un vago ricordo nella mente di pochi. Ed ha velleità — come vecchia signora che si sa ancora ricercata — di rossetti e ritrovi notturni e vuole ad ogni costo aggiornarsi con la moda del tempo!
       E sia pure. E’ arduo e faticoso, e non sempre opportuno, andar contro corrente! Ma venga resa tabù la zona monumentale, riportata all’onore del mondo dall’opera di tanti benemeriti, illustratori e ricostruttori, Cappellini, Manfroni, Ubaldo Mazzini, Ferro, Imbrighi, De Negri, Ubaldo Formentini, Ettore Andrea Mori e tanti e tanti altri dei quali mi sfugge il nome. L’opera non fu completata e molto v’è ancora da fare, e d’altronde occorre esser vigili contro l’usura del tempo e la corrosione degli elementi. Vi sono monumenti insigni abbandonati, come la cinquecentesca Torre Scuola, e non mancano perplessità per l’inestimabile chiesa di San Pietro, a causa di grosse venature nei roccioni foranei che la sostengono.

 
     
     

  

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