NON FU INGIUSTO DARE IL NOME DI AMERICA AL NUOVO MONDO
È generalmente diffusa, specie fra noi italiani, la convinzione che la
storia sia stata ingiusta verso Cristoforo Colombo dando il nome di America
al Quarto Continente, del quale fu l'innegabile scopritore, sia pure in
conseguenza di uno storico, ma provvidenziale, errore. Eppure, diligenti
cultori dell'analisi storica, pressoché tutti stranieri (il che non può che
compiacerci) si sono dati da fare in questi anni recenti per dimostrare che
il nome «America» al Nuovo Mondo fu assai ben appropriato, al riconoscimento
del contributo, di primo piano, che il navigatore e geografo fiorentino
Amerigo Vespucci ha dato alla ricognizione ed alla delimitazione delle nuove
terre, confuse in un primo tempo con le Indie.
Già un autorevole americanista, Frederick J. Pohl
dell'Università di Columbia, col suo lavoro «Amerigo Vespucci, pilota
Mayor», nel 1944 e, più recentemente, G.
Arciniegras-Knope con lo studio «Amerigo e il Nuovo Mondo» del 1955,
erano riusciti a dimostrare, con precise argomentazioni, l'infondatezza
dell'accusa mossa al Vespucci da storiografi denigratori e poco documentati
di non aver affatto compiuto il suo primo viaggio nel 1497 (vedasi cartina),
ritenendo quindi un falso la sua relazione, fattane, com'è noto, ai suoi
amici fiorentini. Questi erano Lorenzo di Pier Francesco De’ Medici, capo
della grande famiglia fiorentina che aveva inviato in
Ispagna il Vespucci come suo agente commerciale, ed il gonfaloniere
di Firenze Soderini, gente quindi tutt'altro che
adatta a farsi raccontar frottole. Che poi il Vespucci avesse architettato
una trama così bene intessuta di particolari geografici ed etnografici
soltanto per spacciarsi precursore di Colombo - col quale era in ottima
amicizia - nella scoperta della terraferma americana è davvero incredibile.
La sua vita in patria e fuori è ben conosciuta, nè
si potrebbe comprenderlo nel novero dei volgari avventurieri (in verità non
molti) che si posero sulla scia del Gran Genovese.
A confermare la dirittura ed il valore del Vespucci come geografo e
navigatore - su basi che potremmo dire scientifiche, tenuto conto dello
stato delle cognizioni e degli strumenti dell'epoca - giunge ora il
pregevole lavoro finalmente documentato, che due dirigenti indagatori, il
già citato F.J.Pohl ed il comandante
L.B.Loeb della Marina statunitense, hanno
pubblicato sulla maggiore rivista marittima degli U.S.A. Ne dà anche notizia
J.Loranchet nella rivista francese
Navigation
(n. 21, gennaio 1958), riassumendo l'opera compiuta dal navigatore, che
giustificherebbe logico il verdetto della storia riguardo alla denominazione
del Nuovo Continente.
♦ ♦ ♦
La
clamorosa scoperta di Colombo aveva posto i sovrani di Spagna e di
Portogallo di fronte ad un problema ben difficile da risolvere. Se infatti,
come l'Ammiraglio riteneva, le sue caravelle avevano raggiunto le Indie
dall'ovest, si dovevano estendere alle terre scoperte le rivendicazioni
portoghesi, che in forza del trattato di Toledo del 1480, di una Bolla
Pontificia del 1481 ed in conseguenza della scoperta del Capo di Buona
Speranza nel 1488 davano al Portogallo la sovranità su tutte le terre
opposte ed aldilà della Guinea e su tutte le isole al sud delle Indie.
Il Papa di allora, giusto due mesi dopo il ritorno di Colombo dal suo primo
viaggio (maggio 1493) aveva cercato di dirimere la controversia fissando una
linea di demarcazione tra i possedimenti portoghesi e quelli
spagnuoli. L'aveva fatta coincidere cioè col
meridiano passante cento leghe all'ovest delle isole Azzorre (26 leghe e 2/3
costituivano 1° di longitudine), per cui le terre scoperte o da scoprirsi
all'ovest di tale linea erano di pertinenza della Spagna e quelle a destra
dovevano assegnarsi al Portogallo; ma col trattato di
Tordesillas del 1494 la linea fu spostata a trecentosettanta leghe ad
ovest delle isole del Capo Verde.
Ma come assegnare all'uno od all'altro dei monarchi iberici le nuove terre,
a misura ch’esse apparivano a Colombo ed ai suoi continuatori, se di esse
non si conoscevano con precisione i limiti in longitudine? Per questo, le
Corti dei due paesi accoglievano con favore coloro che sarebbero stati in
grado di fornire risposte ad un problema assillante.
♦ ♦ ♦
Non è una novità che il denaro dei più famosi Banchi italiani dell'epoca
aveva finanziato, del tutto od in parte, parecchie delle spedizioni che
condussero alla scoperta del Nuovo Mondo. Così il banchiere fiorentino
Giannetto Berardi, del quale Amerigo era socio in
Ispagna, aveva visto svanire tutta la sua fortuna nel primo viaggio
di Colombo e ne morì rovinato nel 1495, mentre aveva in corso un contratto
per l'armamento di dodici navi del re. Fu questi a pregare il Vespucci di
portare a termine il contratto, proprio nel momento in cui le navigazioni
oltre Atlantico, già date in esclusività all'Ammiraglio, erano dichiarate
libere e varie spedizioni si apprestavano a lanciarsi sulle nuove rotte.
Con una di queste Amerigo partiva per il primo viaggio, salpando da Cadice
il 10 maggio 1497 e trentasette giorni dopo il passaggio per le Canarie
toccava terra brasiliana nei pressi di capo S.Rocco.
Navigando quindi per N-O scopriva il Venezuela, e raggiunto l'Honduras al
parallelo 16° N, per Haiti risalivaa Nord,
rientrando a Cadice nell'ottobre 1498, all'incirca sulla stessa rotta
seguita da Colombo nel fortunoso ritorno dalla Scoperta.
Lo spazio ci vieta un esame più dettagliato di tale viaggio e dei tre altri
che vi fecero seguito, gli ultimi due al servizio del re di Portogallo. Del
secondo viaggio è degna di nota la scoperta dei fiumi Amazzoni e Rio Parà,
nonché il prolungato soggiorno nella regione di La
Guayra (Venezuela). Più importante il terzo viaggio, per la scoperta
del Rio de Janeiro (1° gennaio 1502) e del Rio de la Plata e l’inusitata
discesa in latitudine fino alla baia che fu battezzata di San Giuliano, il
49° 31’ Sud.
In tale navigazione era suo precipuo intendimento scoprire il passaggio che
le carte di Tolomeo e le relazioni di Marco Polo ponevano al di sotto del
«capo di Catigara» (latitudine 8° Sud) e che
avrebbe permesso l'entrata al
Sinus
Magnus (Oceano Indiano). Ovviamente tale passaggio non c'era, perché si
trattava dell’assai più lontano «Stretto della Sonda»; ma se il Vespucci
avesse potuto proseguire - non glielo permisero lo stato delle carene e la
scarsezza dei viveri - avrebbe anticipato di sedici anni la scoperta che fu
la gloria del grande Magellano!
Il merito maggiore di Amerigo Vespucci e dunque quello di aver contribuito,
in modo risolutivo, all'esatta localizzazione del Quarto Continente sul
globo terracqueo, mediante le sue accurate determinazioni di longitudine,
sfatando così l'erronea supposizione che le terre scoperte da Colombo e dai
suoi successori facessero parte del Continente Asiatico.
Mancando le navi d’allora di un esatto misuratore del tempo, perché tale non
si poteva definire la «clessidra veneziana» della quale disponevano, ed il
cronometro marino fu introdotto a bordo tre secoli dopo, gli unici sistemi
noti per determinare la longitudine erano basati sulle «congiunzioni degli
astri» e sulle cosiddette «distanze lunari». Non è provato che Cristoforo
Colombo, il quale si servì largamente delle osservazioni della «polare»
fatte con l'«astrolabio di mare» ed il «quadrante lusitano», per calcolare
la latitudine, abbia impiegati suddetti sistemi nella misura di longitudini;
ma non vi è ormai dubbio che esso sia stato fatto dal Vespucci.
Forse egli fu il primo fra i grandi navigatori, a procedere alla
determinazione di longitudine le quali, considerate alla stregua dei mezzi
di osservazione e di calcolo di cui si disponeva, hanno destato
l'ammirazione degli studiosi moderni, per il grado di precisione che vi si
riscontra. Ad ogni modo fu Vespucci a dare le risposte necessarie ai sovrani
iberici per dirimere l’intricata questione dei loro possessi d'oltremare ed
ai geografi del vecchio mondo per inquadrare le nuove terre in tutt'altra
posizione del globo di quella che sembrava derivare dalle carte di Tolomeo.
Di ritorno dal secondo viaggio, che era stato il banco di prova delle
determinazioni di longitudini, Amerigo si dedicò a perfezionarle,
consacrando lunghe notti all'osservazione astronomica, verificando
minuziosamente la validità delle predizioni pubblicate nell'Almanacco,
migliorando la tecnica delle osservazioni e raccogliendo notizie sulle ore
precise delle congiunzioni di astri osservate in Spagna ed in Italia, per
confrontarle con le ore osservate In occidente.
I suoi calcoli l'avevano già convinto che la costa brasiliana si trovava ad
est della linea di demarcazione e doveva quindi rientrare sotto la sovranità
del Portogallo. Ne ebbe piena conferma nelle determinazioni di longitudine
fatte durante il terzo viaggio, dapprima al Capo
S.Agostino, da lui scoperto in latitudine 8° Sud il 25 agosto 1501,
eppoi nella baia di Cananea (latitudine 25° Sud)
nell'inverno del 1502. Avendo trovato che la linea divisoria passava proprio
in quella località, vi eresse in posizione cospicua una stele marmorea, con
incise le armi del Portogallo. Dai confronti odierni, quest'ultima
determinazione è risultata affetta da un errore di soli 2 minuti primi di
grado.
Ormai Amerigo Vespucci aveva elementi sufficienti per ritenere che le
nozioni geografiche di Tolomeo dovevano essere sottoposte a completa
revisione e che le terre scoperte in occidente non facevano parte dell'Asia
ma di un Quarto Continente ancora in parte incognito. Nel suo quarto viaggio
(1503-1504) scoprì l’isola di Fernando de Noronha e fondò una colonia a
Bahia. Le sue conclusioni sull'esistenza di un
Mundus
Novus furono elaborate con tutti i
particolari in Portogallo, ma l'opera venne confiscata dal re, insieme a
preziosi documenti dello stesso Amerigo. Fortunatamente, delle sue
affermazioni relative al Nuovo Mondo è rimasta traccia in famose lettere
dirette ai suoi protettori fiorentini e fu nel 1507 l’Hylacomylus
(Martin Waldseemüller), cosmografo
dell'Università di Saint-Dié, a dare il nome
America al Nuovo Continente della sua
Cosmographiae
Introductio e nella carta che vi era
annessa.
Gino Montefinale
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