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		 Vi saluto 
		egregi concittadini e cari amici.  
		E’ tempo di auguri e quindi ai miei saluti aggiungo i miei auguri più 
		cordiali.
		  
		  
		Per un attempato cascianese quale io sono, in occasioni come questa, non 
		è facile  parlare senza mostrare commozione.  
		E’ molto più facile parlare ad estranei che a persone conosciute e 
		amiche; può sembrare assurda e incomprensibile questa mia affermazione, 
		ma questa, almeno per me, appare la realtà.  
		  
		Parzialmente mi da calma (calma per modo di dire) la certezza che oggi, 
		in questa sala, non siete venuti per ascoltare me, do infatti per 
		scontato che in questo luogo, oggi, siete venuti perché attratti dal 
		titolo… “d’epoca” del  libro che la nuova associazione cascianese 
		“Idee in movimento”  ha inteso presentare, sponsorizzando e 
		assumendo gli oneri per la sua stampa. 
		Ed allora, con calma, per calmarmi, mi dico:  
		questi concittadini e amici sono venuti per ascoltare argomenti d’epoca…argomenti 
		di fine anni trenta; inizio anni quaranta. Argomenti, per Casciana, di 
		un’epoca d’oro; epoca di entusiasmi; ma anche epoca di delusioni; epoca 
		di sofferenze; epoca di dolore; epoca di rinascita;  
		 ma, per molti di noi, epoca di giovinezza,  e, per molti di voi, 
		epoca da scoprire. 
		E, come me, anche voi, amici e compaesani desiderate sentir parlare del 
		passato. Questo nostro passato desiderate conoscerlo, desiderate 
		comprenderlo.  
		Però, metto le mani avanti, non me ne vogliate, oggi questo vostro 
		desiderio, non riuscirò ad soddisfarlo con questo mio intervento. Questo 
		mio intervento  non può e non deve essere una conferenza.  
		Occorrerebbe non un intervento ma una lunga, lunghissima conferenza 
		infatti per raccontarvi di quel passato e di quell’epoca, e le 
		conferenze non sono da me. Non sono da me perché, con il mio parlare, da 
		sempre, non amo dilungarmi troppo; resto della convinzione che gli 
		interventi per essere ascoltati debbono essere brevi.  
		E questa mia di oggi non sarà dunque una conferenza,  sarà una 
		chiacchierata, un intervento-chiacchierata breve ed essenziale. 
		Essenziale, perché, per esempio, sento il desiderio di dirvi, che la mia 
		commozione con la mia gioia, oggi, in questo momento, nascono dal fatto 
		che a parlare in pubblico nel mio paese natale, davanti ad una platea 
		cascianese, è, se non la prima, senza dubbio la seconda volta. 
		Alcune volte invero, anche recentemente, ho parlato per commemorare 
		personaggi scomparsi; ho parlato dal…pulpito della nostra Chiesa. Ma 
		quelle volte, in Chiesa, ero solo commosso; oggi, è tutto diverso, oggi 
		sono anche contento. 
		  
		E vi dirò della mia contentezza.  
		La mia contentezza debbo anzitutto manifestarla ringraziando questa 
		novella Associazione culturale che, di getto, senza tanti ripensamenti, 
		ha  preso questa iniziativa. La ringrazio perché lo scritto che ha 
		scelto è mio. La ringrazio perché lo scritto che ha scelto è di un 
		cascianese. 
		  
		Vi ho detto che sono contento; non ho finito, ora, subito, desidero 
		continuare a dirvi il perché. 
		  
		Sono contento,  perché la novella Associazione culturale cascianese 
		“Idee in movimento”, ha scelto come suo primo atto costitutivo o 
		inaugurale la presentazione di un libro. Oggi si parla molto e si scrive 
		poco; principalmente si legge poco. A questa scelta quindi attribuisco  
		un significato intellettuale ed anche morale di notevole importanza e di 
		grande valore, anche didattico. Esso, lo affermo a tutte lettere, 
		illumina Casciana e illumina la strada dell’avvenire di questa 
		Associazione.  
		  
		Ancora vi dirò che sono contento  perché la scelta inaugurale di 
		questa novella Associazione, è anticonformista. Anticonformista nel 
		senso che per la prima volta in questo benedetto nostro paese (penso 
		veramente che sia la prima volta) si è avuto il coraggio di presentare 
		uno scritto, un libro che tra l’altro parla anche di personaggi (siano 
		essi giudicati positivi o negativi) scomodi, dimenticati ed anche 
		derisi.  
		Ma che personaggi, piaccia o non piaccia sono stati. E qualcuno di 
		questi personaggi, per esserlo, si è sacrificato ed ha sofferto. 
		   
		E la mia contentezza si esalta ancora perché questa scelta inaugurale 
		consente di ricordare l’immagine antica di questo nostro paese termale e 
		agricolo dedicato in toto, allora, all’accoglienza; accoglienza in 
		ambienti bianchi… di bucato; verdi… di campagna; silenti tra lo stormire 
		di fronde, frinire di cicale, gri-gri di grilli, canti di assioli e 
		gorgheggi di usignoli. 
		 Allora, 
		a Casciana, c’era il Paradisi con il suo esclusivo carretto con le 
		“seme”, i “bocconi”, i “mangia e bevi”; 
		allora a Casciana c’era Arturone che, edicola vagante, vendeva i 
		giornali del mattino e della sera caracollando a grandi passi e urlando 
		“i titoli” in mezzo alla gente; 
		a Casciana, allora, al Caffè delle Terme suonavano, senza rimbombanti 
		altoparlanti, discrete orchestrine. E dalla Piazza, allora, erano 
		banditi i giochi chiassosi dei “ragazzi” e le campane, del caro  
		nostro  Arciprete Eugenio Mori, erano suonate a mano, dal Rosso. 
		c’erano le sfilate di sedie davanti agli alberghi cascianesi; gli Ospiti 
		vi sedevano chiacchierando e, frescheggiando, ammiravano il passeggio. 
		  
		Poi a Casciana, allora, dopo un po’, arrivarono i tedeschi. Con loro 
		arrivarono le ombre, ombre lunghe, marcate, fredde; e con loro 
		arrivarono le notizie dolorose. Arrivò anche e soprattutto la guerra. E 
		ci furono morti, distruzioni, angoscia e sgomento.  
		Poi, dopo la guerra, anche a Casciana arrivò la democrazia e il podestà 
		fu sostituito dal sindaco. Le decisioni univoche furono sostituite dalle 
		decisioni assembleari.    
		  
		Non sono qui per leggervi o riassumervi il contenuto del libro che si 
		presenta. Il libro è stato stampato perché sia letto. Quindi stop ai 
		contenuti, diamo il via alla sua presentazione.  
		Eccola: 
		  
		Vi chiederete:  
		perché, nell’anno di grazia 2004, si è voluto dar vita a questa nuova 
		edizione di un libro che vide la luce  nel febbraio 1997? 
		Per uniformarmi alla vulgata potrei rispondere: 
		- per commemorare il sessantesimo anniversario del passaggio della 
		seconda guerra mondiale a Casciana e quindi la conseguente sua 
		liberazione. 
		No, non è questo il motivo, se lo affermassi vi direi una solenne bugia 
		e, desidero affermarlo con forza, oggi non è più  tempo di bugie.
		 
		Di silenzi e bugie sono ahimè pavimentati i “sentieri” della nostra 
		storia patria. I silenzi e le bugie hanno allevato nell’ignoranza 
		pressoché totale della storia del proprio paese intere generazioni di 
		giovani che oggi, di fronte a notizie, conferme, scoperte, spalancano 
		gli occhi lanciando sguardi increduli e spesso ironici. 
		  
		Invece, per dire tutta la verità e nient’altro che la verità (io devo 
		cercare di farlo per primo), alla domanda iniziale debbo così 
		rispondere: 
		- il sessantesimo anniversario del passaggio della  guerra a Casciana è 
		stato il movente alla riedizione, movente nel senso che, in 
		quell’occasione, nel luglio scorso, il mio libro edizione febbraio 1997, 
		fu ricercato dal Sindaco prof. Biasci allora di recente eletto. Il 
		Sindaco, dopo averlo trovato (per inciso non negli archivi né nella 
		biblioteca comunali) mi risulta l’abbia letto e poi richiamato nel suo 
		intervento pubblico commemorativo dell’anniversario; 
		- così dicasi per la commemorazione giornalistica che il 6 settembre 
		ultimo scorso La Nazione, per lo stesso motivo,  intese pubblicare 
		con uno speciale inserto riportante articoli ed interviste di notevole 
		interesse anche storico e di costume. In quell’inserto, il cronista 
		cascianese  Giuseppe Pino, con un suo scritto, ebbe la bontà di 
		riportare  integralmente frasi e testi e del mio libro e di quello 
		titolato – Il mio amico Saueracker, ricordi della guerra tra le colline 
		pisane – scritto e a me dedicato dal caro fraterno amico Pippo Sassetti 
		(che è qui tra noi e che saluto calorosamente, abbracciandolo). 
		  
		Visto l’interesse suscitato in quel preciso momento (ripeto, nel luglio 
		scorso), non prima, ecco che mi è prepotentemente sorto il desiderio di 
		riprendere il mio libro, di rileggermelo e… di parlarne con amici. Poi… 
		la stampa e l’onore di vederlo presentato da giovani belle fanciulle 
		cascianesi, in questo grande magnifico nostro salone che io, vecchio 
		testardo, desidero sempre chiamare con il suo antico nome: Casinò delle 
		Terme.  
		  
		  
		Il libro che ho scritto e vi è presentato non vuole assolutamente 
		apparire un libro di storia, è in realtà un libro  di cronaca anche 
		autobiografica. Cronaca di un’epoca e di avvenimenti vissuti da me in 
		prima persona e, ne sono certo, dalla stragrande maggioranza dei nostri 
		concittadini.  
		  
		Questa nuova edizione del mio libro è, rispetto alla precedente, 
		riveduta, integrata e corretta. Ciò è avvenuto a seguito di ricerche di 
		approfondimento compiute, ma anche ascoltando e rendendo pubbliche le 
		testimonianze di lettori che con me hanno tenuto contatti e 
		corrispondenza. 
		  
		Ultimi, ma non secondari motivi che hanno suggerito la pubblicazione di 
		questa nuova edizione:  
		- riunire in unico volume  ciò che sino ad oggi è apparso in due 
		(v. “Antologia cascianese”); 
		- dare, con la stampa, adeguata veste a ciò che nella edizione 
		precedente, computerizzato e fotocopiato, appariva ed era “casereccio”; 
		- ottenere la più ampia divulgazione possibile  ad un libro che, di 
		Casciana e del suo popolo, tratta e memorizza un periodo storico di 
		rilevanza notevole anche per quanto relativo alla sua natura 
		termalistica e di accoglienza. 
		  
		  
		  
		Anche questa edizione, ho inteso dedicarla  alla memoria di mio 
		padre, ultimo podestà di Bagni di Casciana.
		  
		  
		Questa dedicazione ha significati anche affettivi che voi ben 
		comprenderete, ma uno su tutti è quello che desidero evidenziare; 
		questo significato oggi  intendo sottolinearlo con matita rossa e 
		con forza; è questo: 
		l’impegno personale, senza compenso alcuno e senza arricchimento alcuno, 
		che alcuni uomini, nell’interesse di Casciana e della sua popolazione, 
		seppero con sacrificio e notevole rischio prestare in quelle ore 
		difficilissime, dove l’equilibrio, l’intelligenza, il senso di 
		responsabilità, la dedizione al prossimo e la Fede nel Signore Dio 
		nostro, erano gli unici mezzi disponibili  per cercare di garantire 
		con onore e dignità la sopravvivenza di tutti. 
		  
		Qualcuno di recente, celebrando il sessantesimo anniversario della 
		liberazione, ha scritto:  
		  
		“Oggi, non possiamo condividere ma comprendere chi combatté dalla parte 
		avversa con sacrificio anche della vita, purché si riconosca quella 
		parte come sbagliata.” 
		  
		Già da tempo molti storici illustri e illuminati sostengono che “quella 
		parte sbagliata”, ove poté e volle, salvò paesi, persone, la Patria 
		dall’aggressione crudele e furibonda del nazismo agonizzante. Bagni di 
		Casciana, condotta in quel difficile momento con intelligenza ed 
		equilibrio fu un “frammento d’Italia” salvato dalle sempre possibili 
		feroci rappresaglie delle SS di Hitler; rappresaglie molto spesso 
		provocate da inconsulte azioni di guerriglia. 
		  
		  
		E… C O N C L U D O 
		  
		  
		…mi auguro che il mio libro possa far 
		riflettere.  
		Le riflessioni che il mio libro ha la pretesa di sollecitare credo che 
		possano dare gli auspicati buoni risultati, solamente se umilmente 
		(ripeto umilmente), noi tutti, consideriamo la nostra persistente, 
		eterna umana  fragilità.  
		Fragilità  che spesso, troppo spesso ahimè, si mostra disposta a 
		subire il fascino di allettanti, effimere ideologie, vendute come 
		toccasana, come soluzioni ottimali ai molti problemi che ci affliggono.
		 
		Da allettanti “sirene” dispensatrici di umane ideologie chiamate 
		sociali, solidaristiche, pacifiste, affermanti uguaglianza e giustizia, 
		e da altre ideologie considerate grandemente patriottiche e fortemente 
		nazionalistiche, molto spesso e in buona fede, furono attratti i nostri 
		padri e poi, dopo, molti di noi. Ciò è avvenuto nel passato ormai remoto 
		ed anche  nel passato recente; in verità avviene, può avvenire, sta 
		avvenendo anche oggi.  
		Siamo fragili, carissimi.  
		E poi, noi toscani, facilmente ci entusiasmiamo e… tendendo agli 
		estremi, corriamo dietro bandiere che in fondo, alla fine, molto spesso 
		si sono rivelate e si rivelano sbrindellate, lacere e fasulle. 
		La storia, nel nostro caso la cronaca, del passato anche “di regime” del 
		nostro paese, dovrebbe essere di insegnamento. Ecco perché è bene 
		conoscerla e divulgarla.  
		Divulgarla con sincerità e con pacatezza;  
		oggi la si può divulgare con sereno distacco, e, se vogliamo, anche 
		senza l’odioso rancore retaggio di lotte superate e assurde;  
		sono passati sessant’anni.   
		Chi è sopravvissuto e  racconta, è nonno. Nei nonni, un tempo lo si 
		affermava, esiste la saggezza.  
		E allora… e allora…“Il nonno racconta”; lo afferma il nostro pittore 
		Gian Piero Del Picchia – Il bagnaiolo – con il magistrale, poetico 
		schizzo da lui ideato e tracciato
		 che 
		appare sulla copertina del libro che mi auguro vogliate leggere a 
		“veglia” così come a veglia un tempo i nonni  raccontavano. 
		  
		E agli insegnanti delle nostre scuole mi permetto  dire: leggete 
		anche voi, se non a veglia, certamente in un’ora mattutina. Leggete e 
		ricordate  ai vostri alunni la nostra vicenda, la vicenda di una 
		Casciana d’epoca che è stata senza ombra di dubbio irripetibile e, nel 
		bene e nel male, affascinante. 
		  
		Oggi che sono nonno, ho potuto raccontar-scrivendo di una Casciana di 
		sessant’anni fa.  
		Leggete il mio racconto.  
		  
		Vi ringrazio cari amici e compaesani. Con il libro che ho scritto, spero 
		di aver fatto anch’io  qualche cosa per il mio paese.  
		E’ un’illusione? L’obbiettivo era quello.  
		A voi il giudizio;  
		il vostro giudizio però, lo potrete esprimere dopo che  mi avrete  
		letto; non prima.  
		Grazie, di nuovo auguri. Vi abbraccio tutti. 
		  
		  
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